La leggendaria spedizione di Carlo Magno da Bergamo in Valle Camonica e Trentino
Contenuta nell’antico Privilegio della Chiesa di Santo Stefano a Carisolo (Trentino, Italia)
VAL RENDENA
La Chiesa
di Santo Stefano
All’imbocco della Val di Genova, si trova l’antica chiesa di Santo Stefano di Carisolo, collocata su uno sperone roccioso, essa domina tutta l’alta Val Rendena.
Qui troviamo numerosi affreschi, opera dei Baschenis di Averara, tra i quali l’affresco di Carlo Magno.

Il percorso di Carlo Magno da Bergamo in Valle Camonica e Trentino.
Narrata nel Privilegio di Santo Stefano di Rendena
(Carisolo, Trentino, Italia)

Il Privilegio di Santo Stefano fa proseguire l’armata di Carlo verso la “civitas camunnorum” sulla sponda sinistra dell’Oglio dove venne edificata una chiesa in onore di Santo Stefano su un dosso che domina il territorio circostante dopo aver sconfitto Giudeo signore del castello. Nell’abitato si trovano resti di un interessante teatro romano. Qui è la sede del Museo Archeologico Nazionale della Valle Camonica.
Padre Gregorio Brunelli nel suo «Curiosi trattenimenti continenti ragguagli sacri e profani dè popoli camuni» scrive che qui Carlo “ebbe molto a combattere”.
Anche se il Privilegio di Santo Stefano di Rendena inizia da Bergamo è probabile che Carlo Magno partì da Pavia dove, all’inizio del 774, aveva sconfitto il re Longobardo Desiderio.
Si può ipotizzare che il percorso di Carlo, da Bergamo in Valle Camonica e Trentino per poi scendere verso Verona, passando dal Lago di Garda, sia stato concepito sia per evitare la città di Brescia, ancora in mano ai Longobardi, sia per controllare i passi alpini al fine di evitare possibili invasioni di Tassilone III, duca di Baviera, che aveva sposato Liutberga figlia di re Desiderio.
Pavia insieme alla Val Camonica, Sirmione, Peschiera, Solero, figurano nella Donazione di Carlo Magno ai monaci di Tours nel 774.
Il Privilegio di Santo Stefano di Rendena fa partire la Leggendaria spedizione da Bergamo presso la chiesa di Sant’Alessandro. Probabilmente il re franco veniva da Pavia dove nel 774 aveva messo l’assedio al re longobardo Desiderio poi sconfitto. Qui storia e leggenda si intrecciano perché Alessandro era un soldato romano della legione Tebea che secondo la tradizione fu martirizzato proprio a Bergamo nel 303 d.c. Nella biblioteca capitolare di Bergamo alta esiste copia di una parte del Privilegio di Santo Stefano di Rendena. Cosi anche nella biblioteca Angelo Mai. Numerosi notai certificarono l’autenticità del documento copia del quale è conservata anche nel museo Correr di Venezia. Quest’ultima copia nel 1505 fu donata ad un dignitario veneziano ai tempi del Dominio di Venezia della Val Camonica. Questo per sottolineare l’importanza attribuita a questo antico scritto.
A Verona, dove era iniziato il regno longobardo, qui finì dopo la presa della città per opera di Carlo Magno. All’ingresso del portale del Duomo troviamo i paladini Orlando e Ulivieri. Nella biblioteca capitolare si trova copia del Testamento del Vescovo Notkerio (927) dove, tra le altre località, figurano le “tres villae : Bundo, Bergusio e Belueno” (Bondo, Breguzzo e Bolbeno vicino a Tione) insieme ad una località chiamata “Badabones” (forse Vadaione in alta Val Rendena) “posite in Tridentino Comitato”. Paesi che figurano nelle donazioni di numerosi discendenti di Carlo Magno e che si trovano sul percorso della Leggendaria spedizione.
Il santuario di San Giovanni si trova sul monte Cala sopra Lovere in un poggio che domina il lago d’Iseo. E’ posto tra la Val Cavallina, da dove sembra venisse la spedizione di Carlo Magno dopo aver lasciato Bergamo, e la Val Camonica dove proseguì il percorso del re Franco per andare in Trentino. Per la sua posizione strategica, fin dai tempi antichi, fu luogo di osservazione e di presidio. Contiene copia ottocentesca della Leggendaria spedizione (con correzione degli anacronismi: Papa Adriano e non papa Urbano) tratta da antico documento certificato da notai.
E’ frazione del Comune di Darfo Boario Terme sulla strada per la Val di Scalve. Castello della influente famiglia ghibellina dei Federici alleati dei Visconti di Milano. Avevano proprietà anche a Montecchio ed Erbanno nello stesso comune. Poi in Alta Val Camonica e persino nel castello di Ossana nel Trentino (1492).
A Gorzone il Privilegio di Santo Stefano di Rendena racconta di una misteriosa fanciulla proveniente da San Giovanni di Cala che tratta per la pace in Valle Camonica che “era fedele”. La fanciulla poi si farà monaca presso il monastero di Santa Giulia a Brescia dando alla stessa Valle il nome di “Ca Monica”. La storia era esposta in antichi affreschi strappati e oggi al museo di Brescia.
La chiesa della Santissima Trinità si trova su una rupe sopra il paese di Esine. La struttura originaria, secondo lo storico Alessandro Sina, risale ancora all’VIII secolo, durante il periodo Longobardo.
Qui l’armata di Carlo sconfisse Ercole distruggendo un castello per edificare una chiesa in onore della Santissima Trinità.
Il dogma della Trinità, ai tempi di Carlo, era molto dibattuto soprattutto rispetto allo spirito Santo. Carlo nell’809 convocò un concilio ad Aquisgrana per risolvere il problema del “Filioque” e cioè dello Spirito Santo che procede sia dal Padre che dal Figlio. La diffusione della Trinità era anche una chiara opposizione all’eresia ariana che non credeva nella divinità di Cristo “consustanziale al Padre “. La Trinità nel percorso di Carlo si trova nuovamente a Ponte di Legno in Alta Val Camonica.
A Berzo inferiore, nella chiesa di San Lorenzo, si ricorda la storia di Glisente, valoroso soldato di Carlo che, secondo padre Gregorio Brunelli nei suoi “Curiosi trattenimenti dei popoli camuni” (1698) , dopo la battaglia del Mortirolo, depose le armi rifiutando la violenza per ritirarsi sui monti come eremita.
Alla sua morte i pastori videro una colomba che volava verso la sommità del monte con foglie e ramoscelli nel becco e lì trovarono il corpo dell’eremita che poi fu venerato come santo. Gli abitanti della Val Trompia cercarono di trafugare il corpo del santo ma vennero accecati e guarirono solo dopo aver restituito le spoglie dell’eremita che furono portate nella chiesa di San Lorenzo e ricercate, con diversi scavi, fino ai giorni nostri. Il Privilegio di Santo Stefano di Rendena non parla di questa leggenda che però storici camuni, come padre Beniamino Zacco, Padre Gregorio Brunelli e Don Alessandro Sina (1878-1953), inseriscono proprio nel racconto della “Leggendaria spedizione di Carlo Magno”.
Bienno è una tappa importante della “Leggendaria spedizione”. Qui nella chiesetta di San Pietro in vincoli ( San Peder Süc in dialetto) il vescovo guerriero Turpino piantò il vessillo della Santa Croce dipinta anche nell’affresco di Santo Stefano di Rendena. Qui si trovava anche la più antica documentazione della spedizione del re franco denominata: “Tabella di Bienno” che il notaio Francesco Celeri nel 1512 portò a San Giovanni di Cala dicendo che era tratta da un ” istrumento” più antico.
Bienno, fin dai tempi antichi, era noto per le sue fucine dove si fabbricavano gli attrezzi agricoli e probabilmente anche le armi.
Prestine ( Prèhsten in dialetto), antico paese sulla strada che saliva al Passo di Crocedomini per andare in Trentino, non è espressamente citato nel “Privilegio”. Anche la chiesa di San Giovanni che, come dice il racconto,fu costruita dopo la distruzione del castello e l’uccisione di “Re Cornero”, è una delle poche chiese che non sono state individuate. Certo è che sopra il paese, nella “Corna del castelar” esisteva un castello con tracce addirittura risalenti al periodo romano. Antichissime leggende popolari parlano poi di “pagani” che si nascondevano in gallerie segrete che collegavano il castello al paese.
Da vedere gli affreschi, attribuiti alla scuola di Pietro Da Cemmo, del Santuario della Madonna della Consolazione, collocata all’ ingresso ovest dell’abitato, con visibili ancora i cardini della vecchia porta che chiudeva il paese.
Anche Breno non viene espressamente citato nel “Privilegio”ma molti autori, narrando del Leggendario passaggio di Carlo Magno, inseriscono qui il racconto di Cornelio Alano che fu prima accerchiato nel grande castello e poi inseguito e catturato in Val di Scalve dando il nome alla più alta montagna del luogo: Presolana (Preso l’Alano). Anche qui non si trovano tracce della chiesa di San Giovanni che viene citata nel “Privilegio”.
A Capo di Ponte si trovano due chiese, che pur non essendo citate nel “Privilegio” a Carisolo, sono riportate nei documenti di molti autori, tra cui padre Gregorio Brunelli, che trattano a lungo della Leggendaria spedizione. Una è la pieve di San Siro, su una rupe a strapiombo a destra del fiume Oglio, l’atra è il monastero di San Salvatore sulla sinistra del fiume.
Capo di Ponte è centro delle incisioni rupestri più numerose e più belle, riconosciute dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità.
Secondo la scritta del Privilegio di Santo Stefano di Rendena Carlo Magno, risalendo la valle, proseguì per Edolo erigendo la chiesa di San Clemente alla Costa che si trova sopra il paese all’incrocio della strada verso il passo dell’Aprica e la strada romana verso il Tonale. Secondo la tradizione la chiesa fu costruita su un preesistente edificio sacro romano forse un tempio dedicato al dio Saturno.
Avanzando Carlo schierò il suo esercito contro i longobardi che si erano rifugiati in Alta Val Camonica. Qui si narra di una grande battaglia sulle montagne del Mortirolo che sembra aver preso nome proprio dai numerosi caduti. “Martirolo” era l’antico nome: Monte dei martiri.
Più in basso, a Monno, Carlo fece edificare una chiesa in onore di San Brixio. Qui, all’esterno dell’edificio, ancora oggi è murata una lapide che, fin dal 1600, ricorda il passaggio del conquistatore franco, riprendendo però un testo del 1470. Data molto vicina con quelle più antiche delle pergamene che riportano lo scritto del Privilegio. Ciò significa che, come sosteneva lo storico camuno Alessandro Sina, l’origine del testo scritto risale al quattordicesimo secolo e probabilmente riprende tradizioni o testi più antichi.
San Brixio si trova anche a Saone, sulla strada verso il passo del Durone, dove esisteva un altro affresco dei Baschenis raffigurante Carlo Magno. La strada è ipotizzata come proseguimento della Leggendaria spedizione verso il lago di Garda.
In una località chiamata Davena di Vezza d’Oglio, Carlo fece edificare una chiesa in onore dei santi Michele e Giorgio che all’interno riporta ancora una scritta relativa al passaggio di Carlo Magno. Più sopra, tra Vione e Temù, si tocca una chiesetta intitolata a San Sandro. Sono piccole chiese che vengono citate pur in presenza di chiese più importanti lì vicino come San Remigio a Vione che ha un antico abside romanico. Se il racconto del percorso di Carlo Magno fosse stato inventato di sana pianta era più logico che si facesse passare il re franco da chiese più importanti e non da chiesette campestri che ancora oggi sono sconosciute ai più.
“In capo alla valle”, a Ponte di Legno, Carlo fece erigere una chiesa dedicata alla santissima Trinità che secondo l’antico scritto doveva “tramandare il nome del sovrano per tutta la Val Camonica” (valis oriola predidit suum nomen”).
Carlo Magno legò spesso il suo titolo, come difensore del dogma, alla santissima Trinità convocando persino un Concilio ad Acheen (799) per affermare il legame tra il Padre, Il Figlio e lo Spirito Santo che “procede sia dal Padre che dal Figlio” (Filioque) e per sostenere la natura divina di Cristo.
In questa occasione si svolse sulla pubblica piazza una disputa tra Alcuino di York, fedele al re Carlo, e Felice di Urgel vescovo in Spagna, per sconfiggere l’eresia “adozionistica” che non credeva che il Figlio fosse “consustanziale” al Padre. Lo scontro si concluse dopo sei giorni quando Felice si dichiarò vinto.
Il transito del passo del Tonale ( monte Toni) che collega la Lombardia al Trentino con i suoi 1884 metri s.l.m., non fu certo agevole se si tiene conto che la Leggendaria spedizione di Carlo contava “4 mila lance”. Ciò nonostante l’esercito arrivò compatto in Val Di Sole dove a Pellizzano sconfisse nuovamente i “pagani” e i “giudei”.
Il passaggio dovette avvenire verso la primavera-estate per evitare i rigori invernali, dopo aver sconfitto Desiderio a Pavia all’inizio dell’anno 74.
Qui, presso la chiesa della Natività di Maria, avvennero due fatti miracolosi: all’uscita della chiesa l’asta del vescovo Turpino fu trovata fiorita e la chiesa ebbe innumerevoli anni di indulgenze quanti i granelli di sabbia contenuti nel guanto del Papa (cirotecham). Qui si trovava, fino ad anni recenti, una copia del Privilegio, purtroppo andata smarrita, forse sottratta da qualche “studioso”. Per fortuna lo storico della valle, Giovanni Ciccolini (1876-1949) nel 1933 ricopiò l’antico documento datato 1446, molto simile alle altre versioni. Sulla facciata della chiesa Simone II Baschenis dipinse un affresco relativo al passaggio di Carlo Magno, oggi non più esistente. Insieme a quello di Carisolo e quello di Saone (demolito) dovevano, forse per volere di qualche alta autorità che commissionò le opere ai Baschenis, contrassegnare nei secoli il percorso della Leggendaria spedizione.
Dopo Pellizzano, a Dimaro, la spedizione di re Carlo svoltò a destra risalendo quella che nel Privilegio veniva denominata come “valle Valiana” dal nome della montagna sovrastante e che oggi è valle del Meledrio dal nome del ruscello che la percorre.
Sopra Campiglio sembra che l’esercito posò il campo prima di scendere in Val Rendena. Solo all’inizio del 1900 il passo prese nome ufficialmente di “Passo di Campo Carlo Magno” anche nella cartografia austriaca. Forse fu iniziativa di Franz Joseph Österraicher, tra i pionieri del turismo a Madonna di Campiglio, con buone relazioni con la corte imperiale. Conoscendo la Leggenda egli ne comprese il valore turistico per il mondo tedesco dove Carlo Magno (Karl der Große) è un mito.
Da Pelugo la spedizione ritornò verso l’Alta Val Rendena raggiungendo la Chiesa di Santo Stefano ( et venerunt ad Ecclesiam Sancti Stefani). Quindi, contrariamente a molte altre località attraversate nel lungo percorso, qui non c’era un castello da distruggere per poi ricostruire una chiesa, come erroneamente hanno affermato alcuni studiosi, ma la chiesa era già esistente. I sette vescovi “baptizaverunt maxima gente” e questo racconto è stato la base che ha ispirato Simone II Baschenis per il suo affresco. Poi troviamo citato “Antonius de Solerio” che stette 7 anni al servizio del re Carlo e che, in questa occasione, riuscì a far dare una quantità enorme di indulgenze alla chiesa (1500 anni). Ciò significa che Antonio non era un semplice paggio, ma qualcosa di più. Solero, piccolo paese in provincia di Alessandria, figura nelle donazioni Carlo Magno. Qui furono portate le spoglie di San Perpetuo (461-490), terzo successore di San Martino, per sottrarle alle scorribande dei Normanni. Questo collegamento è molto importante perché dimostra che il racconto della “Leggendaria spedizione” ha fondamenta precise, sconosciute ai più, che non potevano essere inventati di sana pianta. Anche qui ritorna il numero 7: il numero dei vescovi al seguito di Carlo, il numero dei “dormienti”di Tours, il numero di anni nei quali Antonio da Solero fu al servizio di re Carlo.
Scendendo in Val Rendena, sulla sinistra del fiume Sarca, la spedizione arrivò in quella che un tempo si chiamava la comunità di Sopracqua. Nella località ancor oggi chiamata “Castel”, tra Giustino e Massimeno, Carlo costrinse il signore del castello a fuggire “ultra mare” forse raggiungendo Adelchi che si era rifugiato a Bisanzio. Distrutto il castello costruì una piccola chiesa dedicata a San Giovanni Battista che riporta sulla facciata principale un grande affresco di San Cristoforo opera esemplare di Simone II Baschenis.
Qui, fin dai tempi antichi, si trovano miniere di feldspato di quarzo (oggi dismesse) materiali importanti nella produzione dei cristalli di vetro.
A Pelugo, su un’altura sopra l’abitato, si trova la chiesa di San Zenone dove precedentemente esisteva un castello in località “Castellac” o “Castel Pagan” proprio a ricordare l’antico maniero distrutto da Carlo Magno dopo aver convertito Catanio, signore del luogo, “a Christi fidem”.
San Zenone, conosciuto anche come San Zeno vescovo di Verona, nella sua opera di evangelizzazione si oppose all’eresia ariana che riteneva Cristo inferiore al Padre, non “consustanziale”, della stessa sostanza. Anche Carlo Magno fu ardente oppositore dell’eresia ariana che pur essendo condannata fin dal Concilio di Nicea (325) continuò a sopravvivere per molti secoli.
Nella grande sala del Consiglio del castello di Stenico si trova un affresco del quattrocento raffigurante Carlo Magno in atto di donare il territorio a San Vigilio, cioè alla chiesa di Trento. Nella chiesetta del castello, negli anni 80, è stato portato alla luce uno straordinario ciclo di affreschi tardo carolingi con San Martino e San Brizio.
La spedizione di Carlo si diresse verso il lago di Garda attraverso il passo di San Giovanni. Nella zona, sul monte San Martino, si trovano i resti di un’antica fortezza prima romana, per difendere la pianura dalle invasioni barbariche, e poi longobarda. Potrebbe essere il “Castrum Ennemase” citato da Paolo Diacono, una grande roccaforte che doveva essere conquistata per accedere alla pianura. La riscoperta di una tra le più vaste e imponenti testimonianze fortificate de Trentino è dovuta a un progetto internazionale di ricerca che vede coinvolta la Soprintendenza per i beni culturali della Provincia Autonoma di Trento e la Bayerischen Akademie der Wissenschaften di Monaco di Baviera.
Il testo del Privilegio di santo Stefano di Rendena termina a Carisolo sostenendo che la spedizione proseguì per Blavia (ivit in blaviam), probabilmente il Bleggio. Tracce precise di questo passaggio si trovano a Saone dove, nella chiesa di San Brizio, esisteva un altro affresco dei Baschenis nel quale si vedeva Carlo Magno in atto di adorare Santo Stefano. Poco prima troviamo tre piccoli paesi: Bondo, Breguzzo e Bolbeno, che figurano nelle donazioni dei successori di Caro Magno. Località poi date al Vescovo Notkerio della chiesa di Verona e rimaste fuori dal Principato Vescovile di Trento per molti anni.
Scendendo dal passo San Giovanni la spedizione raggiunse Riva del Garda dove troviamo i ruderi di un antico eremo dedicato a San Brizio, successore di San Martino, santo poco noto ma che si ripete nel percorso della Leggendaria spedizione. Non potendo passare lungo le sponde del lago, con molte rocce a strapiombo, è presumibile che l’esercito abbia svoltato per il lago di Loppio dove sull’isola di Sant’Andrea si trovava un castrum medioevale. Da qui, risalendo verso Brentonico per poi scendere in Valle dell’Adige e successivamente verso Bardolino, si raggiunge facilmente Verona.
A Bardolino nell’antica chiesetta di San Zeno, ormai inserita nel tessuto urbano, ancor oggi si vedono affreschi tardo carolingi. Anche qui ritroviamo San Zeno che, come Carlo Magno, combatté contro le eresie. La chiesa fu ceduta dal figlio di Carlo, Carlomanno detto Pipino divenuto re dei Longobardi ancora col padre vivente, all’Abbazia di San Zeno a Verona dove poi verrà tumulato nell’810 alla sua morte prematura. Il territorio, come Peschiera e Sirmione, era sotto il dominio longobardo. La regina Ansa, moglie di re Desiderio, a Sirmione fondò un monastero e la chiesa di San Salvatore di cui si vedono ancora le tracce. Carlo Magno donò questi territori ai monaci di Tours nella stessa donazione della Val Camonica.

1. Pavia
Anche se il Privilegio di Santo Stefano di Rendena inizia da Bergamo è probabile che Carlo Magno partì da Pavia dove, all’inizio del 774, aveva sconfitto il re Longobardo Desiderio.
Si può ipotizzare che il percorso di Carlo, da Bergamo in Valle Camonica e Trentino per poi scendere verso Verona, passando dal Lago di Garda, sia stato concepito sia per evitare la città di Brescia, ancora in mano ai Longobardi, sia per controllare i passi alpini al fine di evitare possibili invasioni di Tassilone III, duca di Baviera, che aveva sposato Liutberga figlia di re Desiderio.
Pavia insieme alla Val Camonica, Sirmione, Peschiera, Solero, figurano nella Donazione di Carlo Magno ai monaci di Tours nel 774.
2. Bergamo
Il Privilegio di Santo Stefano di Rendena fa partire la Leggendaria spedizione da Bergamo presso la chiesa di Sant’Alessandro. Probabilmente il re franco veniva da Pavia dove nel 774 aveva messo l’assedio al re longobardo Desiderio poi sconfitto. Qui storia e leggenda si intrecciano perché Alessandro era un soldato romano della legione Tebea che secondo la tradizione fu martirizzato proprio a Bergamo nel 303 d.c. Nella biblioteca capitolare di Bergamo alta esiste copia di una parte del Privilegio di Santo Stefano di Rendena. Cosi anche nella biblioteca Angelo Mai. Numerosi notai certificarono l’autenticità del documento copia del quale è conservata anche nel museo Correr di Venezia. Quest’ultima copia nel 1505 fu donata ad un dignitario veneziano ai tempi del Dominio di Venezia della Val Camonica. Questo per sottolineare l’importanza attribuita a questo antico scritto.
3. Lovere San Giovanni Cala
Il santuario di San Giovanni si trova sul monte Cala sopra Lovere in un poggio che domina il lago d’Iseo.
E’ posto tra la Val Cavallina, da dove sembra venisse la spedizione di Carlo Magno dopo aver lasciato Bergamo, e la Val Camonica dove proseguì il percorso del re Franco per andare in Trentino. Per la sua posizione strategica, fin dai tempi antichi, fu luogo di osservazione e di presidio.
Contiene copia ottocentesca della Leggendaria spedizione (con correzione degli anacronismi: Papa Adriano e non papa Urbano) tratta da antico documento certificato da notai.
4. Gorzone
E’ frazione del Comune di Darfo Boario Terme sulla strada per la Val di Scalve.
Castello della influente famiglia ghibellina dei Federici alleati dei Visconti di Milano. Avevano proprietà anche a Montecchio ed Erbanno nello stesso comune. Poi in Alta Val Camonica e persino nel castello di Ossana nel Trentino (1492).
A Gorzone il Privilegio di Santo Stefano di Rendena racconta di una misteriosa fanciulla proveniente da San Giovanni di Cala che tratta per la pace in Valle Camonica che “era fedele”. La fanciulla poi si farà monaca presso il monastero di Santa Giulia a Brescia dando alla stessa Valle il nome di “Ca Monica”. La storia era esposta in antichi affreschi strappati e oggi al museo di Brescia.
5. Esine
La chiesa della Santissima Trinità si trova su una rupe sopra il paese di Esine. La struttura originaria, secondo lo storico Alessandro Sina, risale ancora all’VIII secolo, durante il periodo Longobardo.
Qui l’armata di Carlo sconfisse Ercole distruggendo un castello per edificare una chiesa in onore della Santissima Trinità.
Il dogma della Trinità, ai tempi di Carlo, era molto dibattuto soprattutto rispetto allo spirito Santo. Carlo nell’809 convocò un concilio ad Aquisgrana per risolvere il problema del “Filioque” e cioè dello Spirito Santo che procede sia dal Padre che dal Figlio. La diffusione della Trinità era anche una chiara opposizione all’eresia ariana che non credeva nella divinità di Cristo “consustanziale al Padre “. La Trinità nel percorso di Carlo si trova nuovamente a Ponte di Legno in Alta Val Camonica.
6. Berzo Inferiore
A Berzo inferiore, nella chiesa di San Lorenzo, si ricorda la storia di Glisente, valoroso soldato di Carlo che, secondo padre Gregorio Brunelli nei suoi “Curiosi trattenimenti dei popoli camuni” (1698) , dopo la battaglia del Mortirolo, depose le armi rifiutando la violenza per ritirarsi sui monti come eremita.
Alla sua morte i pastori videro una colomba che volava verso la sommità del monte con foglie e ramoscelli nel becco e lì trovarono il corpo dell’eremita che poi fu venerato come santo. Gli abitanti della Val Trompia cercarono di trafugare il corpo del santo ma vennero accecati e guarirono solo dopo aver restituito le spoglie dell’eremita che furono portate nella chiesa di San Lorenzo e ricercate, con diversi scavi, fino ai giorni nostri.
Il Privilegio di Santo Stefano di Rendena non parla di questa leggenda che però storici camuni, come padre Beniamino Zacco, Padre Gregorio Brunelli e Don Alessandro Sina (1878-1953), inseriscono proprio nel racconto della “Leggendaria spedizione di Carlo Magno”.
7. Cividate Camuno
Il Privilegio di Santo Stefano fa proseguire l’armata di Carlo verso la “civitas camunnorum” sulla sponda sinistra dell’Oglio dove venne edificata una chiesa in onore di Santo Stefano su un dosso che domina il territorio circostante dopo aver sconfitto Giudeo signore del castello. Nell’abitato si trovano resti di un interessante teatro romano. Qui è la sede del Museo Archeologico Nazionale della Valle Camonica.
Padre Gregorio Brunelli nel suo «Curiosi trattenimenti continenti ragguagli sacri e profani dè popoli camuni» scrive che qui Carlo “ebbe molto a combattere”.
8. Bienno
Bienno è una tappa importante della “Leggendaria spedizione”. Qui nella chiesetta di San Pietro in vincoli ( San Peder Süc in dialetto) il vescovo guerriero Turpino piantò il vessillo della Santa Croce dipinta anche nell’affresco di Santo Stefano di Rendena. Qui si trovava anche la più antica documentazione della spedizione del re franco denominata: “Tabella di Bienno” che il notaio Francesco Celeri nel 1512 portò a San Giovanni di Cala dicendo che era tratta da un ” istrumento” più antico.
Bienno, fin dai tempi antichi, era noto per le sue fucine dove si fabbricavano gli attrezzi agricoli e probabilmente anche le armi.
9. Prestine
Prestine ( Prèhsten in dialetto), antico paese sulla strada che saliva al Passo di Crocedomini per andare in Trentino, non è espressamente citato nel “Privilegio”. Anche la chiesa di San Giovanni che, come dice il racconto,fu costruita dopo la distruzione del castello e l’uccisione di “Re Cornero”, è una delle poche chiese che non sono state individuate.
Certo è che sopra il paese, nella “Corna del castelar” esisteva un castello con tracce addirittura risalenti al periodo romano.
Antichissime leggende popolari parlano poi di “pagani” che si nascondevano in gallerie segrete che collegavano il castello al paese.
Da vedere gli affreschi, attribuiti alla scuola di Pietro Da Cemmo, del Santuario della Madonna della Consolazione, collocata all’ ingresso ovest dell’abitato, con visibili ancora i cardini della vecchia porta che chiudeva il paese.
10. Breno
Anche Breno non viene espressamente citato nel “Privilegio”ma molti autori, narrando del Leggendario passaggio di Carlo Magno, inseriscono qui il racconto di Cornelio Alano che fu prima accerchiato nel grande castello e poi inseguito e catturato in Val di Scalve dando il nome alla più alta montagna del luogo: Presolana ( Preso l’Alano).
Anche qui non si trovano tracce della chiesa di San Giovanni che viene citata nel “Privilegio”.
11. Capo di Ponte
A Capo di Ponte si trovano due chiese, che pur non essendo citate nel “Privilegio” a Carisolo, sono riportate nei documenti di molti autori, tra cui padre Gregorio Brunelli, che trattano a lungo della Leggendaria spedizione. Una è la pieve di San Siro, su una rupe a strapiombo a destra del fiume Oglio, l’atra è il monastero di San Salvatore sulla sinistra del fiume.
Capo di Ponte è centro delle incisioni rupestri più numerose e più belle, riconosciute dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità.
12. Edolo
Secondo la scritta del Privilegio di Santo Stefano di Rendena Carlo Magno, risalendo la valle, proseguì per Edolo erigendo la chiesa di San Clemente alla Costa che si trova sopra il paese all’incrocio della strada verso il passo dell’Aprica e la strada romana verso il Tonale. Secondo la tradizione la chiesa fu costruita su un preesistente edificio sacro romano forse un tempio dedicato al dio Saturno.
13. Monno
Avanzando Carlo schierò il suo esercito contro i longobardi che si erano rifugiati in Alta Val Camonica. Qui si narra di una grande battaglia sulle montagne del Mortirolo che sembra aver preso nome proprio dai numerosi caduti. “Martirolo” era l’antico nome: Monte dei martiri.
Più in basso, a Monno, Carlo fece edificare una chiesa in onore di San Brixio. Qui, all’esterno dell’edificio, ancora oggi è murata una lapide che, fin dal 1600, ricorda il passaggio del conquistatore franco, riprendendo però un testo del 1470. Data molto vicina con quelle più antiche delle pergamene che riportano lo scritto del Privilegio. Ciò significa che, come sosteneva lo storico camuno Alessandro Sina, l’origine del testo scritto risale al quattordicesimo secolo e probabilmente riprende tradizioni o testi più antichi.
San Brixio si trova anche a Saone, sulla strada verso il passo del Durone, dove esisteva un altro affresco dei Baschenis raffigurante Carlo Magno. La strada è ipotizzata come proseguimento della Leggendaria spedizione verso il lago di Garda.
14. Vione
In una località chiamata Davena di Vezza d’Oglio, Carlo fece edificare una chiesa in onore dei santi Michele e Giorgio che all’interno riporta ancora una scritta relativa al passaggio di Carlo Magno. Più sopra, tra Vione e Temù, si tocca una chiesetta intitolata a San Sandro. Sono piccole chiese che vengono citate pur in presenza di chiese più importanti lì vicino come San Remigio a Vione che ha un antico abside romanico.
Se il racconto del percorso di Carlo Magno fosse stato inventato di sana pianta era più logico che si facesse passare il re franco da chiese più importanti e non da chiesette campestri che ancora oggi sono sconosciute ai più.
15. Ponte di Legno
“In capo alla valle”, a Ponte di Legno, Carlo fece erigere una chiesa dedicata alla santissima Trinità che secondo l’antico scritto doveva “tramandare il nome del sovrano per tutta la Val Camonica” (valis oriola predidit suum nomen”).
Carlo Magno legò spesso il suo titolo, come difensore del dogma, alla santissima Trinità convocando persino un Concilio ad Acheen (799) per affermare il legame tra il Padre, Il Figlio e lo Spirito Santo che “procede sia dal Padre che dal Figlio” (Filioque) e per sostenere la natura divina di Cristo.
In questa occasione si svolse sulla pubblica piazza una disputa tra Alcuino di York, fedele al re Carlo, e Felice di Urgel vescovo in Spagna, per sconfiggere l’eresia “adozionistica” che non credeva che il Figlio fosse “consustanziale” al Padre. Lo scontro si concluse dopo sei giorni quando Felice si dichiarò vinto.
16. Passo del Tonale
Il transito del passo del Tonale ( monte Toni) che collega la Lombardia al Trentino con i suoi 1884 metri s.l.m., non fu certo agevole se si tiene conto che la Leggendaria spedizione di Carlo contava “4 mila lance”. Ciò nonostante l’esercito arrivò compatto in Val Di Sole dove a Pellizzano sconfisse nuovamente i “pagani” e i “giudei”.
Il passaggio dovette avvenire verso la primavera-estate per evitare i rigori invernali, dopo aver sconfitto Desiderio a Pavia all’inizio dell’anno 74.
17. Pellizzano
Qui, presso la chiesa della Natività di Maria, avvennero due fatti miracolosi: all’uscita della chiesa l’asta del vescovo Turpino fu trovata fiorita e la chiesa ebbe innumerevoli anni di indulgenze quanti i granelli di sabbia contenuti nel guanto del Papa (cirotecham).
Qui si trovava, fino ad anni recenti, una copia del Privilegio, purtroppo andata smarrita, forse sottratta da qualche “studioso”.
Per fortuna lo storico della valle, Giovanni Ciccolini (1876-1949) nel 1933 ricopiò l’antico documento datato 1446, molto simile alle altre versioni.
Sulla facciata della chiesa Simone II Baschenis dipinse un affresco relativo al passaggio di Carlo Magno, oggi non più esistente. Insieme a quello di Carisolo e quello di Saone (demolito) dovevano, forse per volere di qualche alta autorità che commissionò le opere ai Baschenis, contrassegnare nei secoli il percorso della Leggendaria spedizione.
18. Passo Campo Carlo Magno
Dopo Pellizzano, a Dimaro, la spedizione di re Carlo svoltò a destra risalendo quella che nel Privilegio veniva denominata come “valle Valiana” dal nome della montagna sovrastante e che oggi è valle del Meledrio dal nome del ruscello che la percorre.
Sopra Campiglio sembra che l’esercito posò il campo prima di scendere in Val Rendena. Solo all’inizio del 1900 il passo prese nome ufficialmente di “Passo di Campo Carlo Magno” anche nella cartografia austriaca. Forse fu iniziativa di Franz Joseph Österraicher, tra i pionieri del turismo a Madonna di Campiglio, con buone relazioni con la corte imperiale. Conoscendo la Leggenda egli ne comprese il valore turistico per il mondo tedesco dove Carlo Magno (Karl der Große) è un mito.
19. Massimeno
Scendendo in Val Rendena, sulla sinistra del fiume Sarca, la spedizione arrivò in quella che un tempo si chiamava la comunità di Sopracqua. Nella località ancor oggi chiamata “Castel”, tra Giustino e Massimeno, Carlo costrinse il signore del castello a fuggire “ultra mare” forse raggiungendo Adelchi che si era rifugiato a Bisanzio. Distrutto il castello costruì una piccola chiesa dedicata a San Giovanni Battista che riporta sulla facciata principale un grande affresco di San Cristoforo opera esemplare di Simone II Baschenis.
Qui, fin dai tempi antichi, si trovano miniere di feldspato di quarzo (oggi dismesse) materiali importanti nella produzione dei cristalli di vetro.
20. Spiazzo
A Fisto di Spiazzo la spedizione attraversò il fiume portandosi sulla destra della Sarca. Qui, secondo la tradizione, fu martirizzato San Vigilio, patrono di Trento, la cui vita è ben raffigurata negli affreschi della chiesa a lui dedicata a Pinzolo, sempre opere di Simone II Baschenis.
21. Pelugo
A Pelugo, su un’altura sopra l’abitato, si trova la chiesa di San Zenone dove precedentemente esisteva un castello in località “Castellac” o “Castel Pagan” proprio a ricordare l’antico maniero distrutto da Carlo Magno dopo aver convertito Catanio, signore del luogo, “a Christi fidem”.
San Zenone, conosciuto anche come San Zeno vescovo di Verona, nella sua opera di evangelizzazione si oppose all’eresia ariana che riteneva Cristo inferiore al Padre, non “consustanziale”, della stessa sostanza. Anche Carlo Magno fu ardente oppositore dell’eresia ariana che pur essendo condannata fin dal Concilio di Nicea (325) continuò a sopravvivere per molti secoli.
22. Carisolo
Da Pelugo la spedizione ritornò verso l’Alta Val Rendena raggiungendo la Chiesa di Santo Stefano ( et venerunt ad Ecclesiam Sancti Stefani). Quindi, contrariamente a molte altre località attraversate nel lungo percorso, qui non c’era un castello da distruggere per poi ricostruire una chiesa, come erroneamente hanno affermato alcuni studiosi, ma la chiesa era già esistente.
I sette vescovi “baptizaverunt maxima gente” e questo racconto è stato la base che ha ispirato Simone II Baschenis per il suo affresco.
Poi troviamo citato “Antonius de Solerio” che stette 7 anni al servizio del re Carlo e che, in questa occasione, riuscì a far dare una quantità enorme di indulgenze alla chiesa (1500 anni). Ciò significa che Antonio non era un semplice paggio, ma qualcosa di più.
Solero, piccolo paese in provincia di Alessandria, figura nelle donazioni Carlo Magno. Qui furono portate le spoglie di San Perpetuo (461-490), terzo successore di San Martino, per sottrarle alle scorribande dei Normanni. Questo collegamento è molto importante perché dimostra che il racconto della “Leggendaria spedizione” ha fondamenta precise, sconosciute ai più, che non potevano essere inventati di sana pianta.
Anche qui ritorna il numero 7: il numero dei vescovi al seguito di Carlo, il numero dei “dormienti”di Tours, il numero di anni nei quali Antonio da Solero fu al servizio di re Carlo.
23. Saone
Il testo del Privilegio di santo Stefano di Rendena termina a Carisolo sostenendo che la spedizione proseguì per Blavia (ivit in blaviam), probabilmente il Bleggio. Tracce precise di questo passaggio si trovano a Saone dove, nella chiesa di San Brizio, esisteva un altro affresco dei Baschenis nel quale si vedeva Carlo Magno in atto di adorare Santo Stefano. Poco prima troviamo tre piccoli paesi: Bondo, Breguzzo e Bolbeno, che figurano nelle donazioni dei successori di Caro Magno. Località poi date al Vescovo Notkerio della chiesa di Verona e rimaste fuori dal Principato Vescovile di Trento per molti anni.
24. Stenico
Nella grande sala del Consiglio del castello di Stenico si trova un affresco del quattrocento raffigurante Carlo Magno in atto di donare il territorio a San Vigilio, cioè alla chiesa di Trento.
Nella chiesetta del castello, negli anni 80, è stato portato alla luce uno straordinario ciclo di affreschi tardo carolingi con San Martino e San Brizio.
25. Lundo
La spedizione di Carlo si diresse verso il lago di Garda attraverso il passo di San Giovanni. Nella zona, sul monte San Martino, si trovano i resti di un’antica fortezza prima romana, per difendere la pianura dalle invasioni barbariche, e poi longobarda. Potrebbe essere il “Castrum Ennemase” citato da Paolo Diacono, una grande roccaforte che doveva essere conquistata per accedere alla pianura. La riscoperta di una tra le più vaste e imponenti testimonianze fortificate de Trentino è dovuta a un progetto internazionale di ricerca che vede coinvolta la Soprintendenza per i beni culturali della Provincia Autonoma di Trento e la Bayerischen Akademie der Wissenschaften di Monaco di Baviera.
26. Riva del Garda
Scendendo dal passo San Giovanni la spedizione raggiunse Riva del Garda dove troviamo i ruderi di un antico eremo dedicato a San Brizio, successore di San Martino, santo poco noto ma che si ripete nel percorso della Leggendaria spedizione.
Non potendo passare lungo le sponde del lago, con molte rocce a strapiombo, è presumibile che l’esercito abbia svoltato per il lago di Loppio dove sull’isola di Sant’Andrea si trovava un castrum medioevale. Da qui, risalendo verso Brentonico per poi scendere in Valle dell’Adige e successivamente verso Bardolino, si raggiunge facilmente Verona.
27. Bardolino
A Bardolino nell’antica chiesetta di San Zeno, ormai inserita nel tessuto urbano, ancor oggi si vedono affreschi tardo carolingi.
Anche qui ritroviamo San Zeno che, come Carlo Magno, combatté contro le eresie. La chiesa fu ceduta dal figlio di Carlo, Carlomanno detto Pipino divenuto re dei Longobardi ancora col padre vivente, all’Abbazia di San Zeno a Verona dove poi verrà tumulato nell’810 alla sua morte prematura.
Il territorio, come Peschiera e Sirmione, era sotto il dominio longobardo. La regina Ansa, moglie di re Desiderio, a Sirmione fondò un monastero e la chiesa di San Salvatore di cui si vedono ancora le tracce. Carlo Magno donò questi territori ai monaci di Tours nella stessa donazione della Val Camonica.
28. Verona
A Verona, dove era iniziato il regno longobardo, qui finì dopo la presa della città per opera di Carlo Magno. All’ingresso del portale del Duomo troviamo i paladini Orlando e Ulivieri.
Nella biblioteca capitolare si trova copia del Testamento del Vescovo Notkerio (927) dove, tra le altre località, figurano le “tres villae : Bundo, Bergusio e Belueno” (Bondo, Breguzzo e Bolbeno vicino a Tione) insieme ad una località chiamata “Badabones” (forse Vadaione in alta Val Rendena) “posite in Tridentino Comitato”. Paesi che figurano nelle donazioni di numerosi discendenti di Carlo Magno e che si trovano sul percorso della Leggendaria spedizione.
Biografia di Carlo Magno
Carlo Magno (742-814) re dei Franchi e dei Longobardi fu incoronato Imperatore nel giorno di Natale dell’800 da papa Leone III. Il Privilegio di Santo Stefano di Rendena narra della sua Leggendaria spedizione.
Il progetto
“Carolus Magnus”
Molti si sono fermati a chiedersi se il passaggio di Carlo Magno fosse storia o leggenda senza comprendere che la stessa origine della narrazione, certificata da molti notai fin dal 1446 è già un fatto storico.
La Corte del Re
Nell’affresco di Simone secondo Baschenis nella chiesa di Santo Stefano a Carisolo si possono individuare alcuni personaggi ipotetici tra i quali Alcuino, Turpino, Eginardo, Teodolfo, Angilberto, Papa Adriano.
La donazione della Val Camonica
Nel luglio del 774, subito dopo aver sconfitto il re longobardo Desiderio a Pavia, Carlo Magno emetterà un “Diploma” con la Donazione della Val Camonica, di Sirmione e di altri territori ai monaci della città di Tours.
Il testamento del Longobardo
Taido, gasindo di re Desiderio e signore di Bergamo, pur essendo in buona salute, lascia i suoi possedimenti alla chiesa di Bergamo con la precisa volontà che siano ceduti ai sacerdoti e ai poveri di quella città alla sua morte.